In questo periodo si avvicina la fine del primo quadrimestre, la consegna della pagella e i colloqui con gli insegnanti. Alcuni genitori si troveranno nella situazione in cui verrà riferito loro che il proprio figlio manifesta alcune difficoltà scolastiche, come ad esempio che è ancora molto lento a leggere, che commette molti errori ortografici o che nel calcolo ha a ancora bisogno dell’uso delle dita.
Gli insegnanti probabilmente riferiranno che sospettano un DSA e vi chiederanno di fare degli accertamenti specialistici.
Ma cosa significa DSA?
DSA è l’acronimo utilizzato per indicare i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, un gruppo di disturbi che interessa le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici e che coinvolge uno specifico dominio di abilità, come ad esempio la lettura, la scrittura o il calcolo.
Le caratteristiche principali sono:
- La “specificità”, nel senso che il disturbo deve essere significativo, ma circoscritto.
- La discrepanza tra l’abilità interessata e il funzionamento intellettivo generale, che rimane intatto.
- La cronicità, si tratta infatti di un disturbo di natura neurobiologica.
- Il carattere evolutivo, ovvero si esprime in modo diverso nelle varie fasi evolutive.
- L’associazione spesso ad altri disturbi (comorbilità).
Sulla base dell’abilità interessata vengono comunemente distinti i seguenti disturbi specifici:
- Dislessia, cioè il disturbo dell’abilità di lettura, intesa come abilità di decodifica di un testo.
- Disortografia, che riguarda la correttezza della scrittura a livello ortografico.
- Disgrafia, ovvero il disturbo dell’abilità grafo-motoria della scrittura.
- Discalculia, il disturbo cioè delle abilità di calcolo e del numero.
Quel è l’iter che bisogna seguire in particolare nel Friuli Venezia Giulia?
Nel 2014 la nostra regione ha indicato attraverso le delibera n° 933 il percorso che la scuola, la famiglia e gli specialisti devono seguire per giungere o meno ad una diagnosi di DSA:
- Gli insegnanti osservano delle difficoltà negli apprendimenti da parte dell’alunno.
- Informano la famiglia e ne condividono il percorso di potenziamento.
- Attivano un percorso di potenziamento, ovvero un intervento di strategie didattiche mirate al recupero delle difficoltà osservate della durata di almeno 4-6 mesi, con l’eventuale coinvolgimento degli specialisti. Tale percorso risulta necessario per distinguere quei bambini che presentano una difficoltà, e quindi modificabile con interventi didattici mirati, da quelli a cui verrà diagnosticato un DSA.
- Al termine del potenziamento gli insegnanti valutano se il potenziamento sia stato efficace o meno.
- Nel caso in cui il potenziamento non abbia sortito i risultati sperati, gli insegnanti provvedono a compilare la scheda di “segnalazione alunno con difficoltà di apprendimento” (allegata alla delibera citata) e a consegnarla alla famiglia e quindi a richiedere che venga attivato l’iter diagnostico.
- La famiglia condivide con il pediatra l’avvio dell’iter diagnostico.
- La famiglia potrà recarsi nelle strutture sanitarie pubbliche o private convenzionate per effettuare la valutazione, al termine della quale, in caso di diagnosi di DSA, verrà rilasciata la certificazione. Una precisazione in merito viene descritta all’interno della M. n. 8 del 6 marzo 2013 (Oggetto:“Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni operative”), nella quale si raccomanda alla scuola, al fine di superare le difficoltà legate ai tempi di rilascio della certificazione, di prendere in considerazione anche la diagnosi effettuata presso una struttura privata, in attesa del rilascio della certificazione da parte della struttura pubblica o accreditata.
- La famiglia consegna la diagnosi alla scuola, la quale provvederà a stilare un Piano Didattico Personalizzato (PDP), come previsto dalla legge 170/2010.
- Gli insegnanti verificheranno periodicamente le abilità e l’adattamento dell’alunno al percorso di apprendimento.
Dott.ssa Valentina Tomizza
Bibliografia:
AID (Associazione Italiana Dislessia) (2009), Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento. Raccomandazioni per la pratica clinica dei Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia, Trento, Erikson.
Istituto Superiore Sanità (ISS) (2011), Consensus conference Disturbi Specifici dell’Apprendimento, www.aiditalia.org/upload/cc_disturbi_apprendimento_sito.pdf.
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Dipartimento per l’Istruzione, CIRCOLARE MINISTERIALE n. 8 del 6 marzo 2013, Oggetto: “Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni operative”, http://www.edscuola.eu/wordpress/wp-content/uploads/2013/03/cm008_13.pdf
Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Delibera n°933 del 23 maggio 2014, http://www.psicoattivita.it/allegati/documenti-materiali/dsa/dsa-delibera.pdf