Terapia Metacognitiva Interpersonale

La Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) è una forma di terapia cognitiva centrata sulla promozione della capacità di riconoscere e dare un senso alle emozioni proprie e altrui e al modo in cui esse sono correlate a pensieri e comportamenti. Questo tipo di terapia, attraverso tecniche mirate e curando in particolar modo la relazione terapeutica, mira ad aiutare la persona a creare rapporti con gli altri, caratterizzati da benessere e senso di realizzazione.

Gli schemi

Per muoversi nel mondo, entrare in relazione e costruire la nostra storia abbiamo bisogno di un sistema che ci permetta di organizzare in modo coerente tutto ciò che ci succede. Questo è ciò che avviene con gli schemi interpersonali, che hanno la funzione di attribuire senso a ciò che accade all’interno delle relazioni. Gli schemi vengono costruiti nel tempo, grazie alle interazioni continue con “l’altro”, che può essere un genitore, un fratello, un nonno ma anche amici e conoscenti.

Gli schemi interpersonali hanno molteplici funzioni, ma nello specifico ci aiutano a:

  1. Prevedere in che modo gli altri risponderanno alle nostre richieste
  2. Selezionare informazioni importanti per noi
  3. Decodificare ciò che sta accadendo nella relazione reale
  4. Guidare le nostre azioni per ottenere il soddisfacimento dei nostri desideri
  5. Orientare l’evocazione di ricordi e strutturarli in modo coerente con il nostro schema
  6. Indurre negli altri reazioni emotive e comportamentali.

Gli schemi maladattivi

Uno schema che funziona bene può aiutarci ad avere relazioni interpersonali davvero soddisfacenti.

Spesso, le persone che vengono in terapia riportano difficoltà enormi nel rapporto con l’altro. Questo accade quando ci ritroviamo di fronte a schemi maladattivi.

Quando si attiva uno schema maladattivo possiamo mettere in atto azioni schema-guidate che elicitano nell’altro risposte contrarie a quelle desiderate. Facciamo un esempio concreto. Se desideriamo sentirci al sicuro e temiamo invece che l’altro ci aggredisca, ci tratti male e ci umili, potremmo entrare in relazione con l’altro con sospetto o atteggiamenti di aggressività. La risposta dell’altro, che si sente a sua volta aggredito e vittima di sospetto, potrebbe essere una reazione vigile e sostenuta. In una condizione simile vedremmo quindi avverarsi esattamente ciò che temiamo, ma potremmo non essere consapevoli di quanto le nostre azioni (atteggiamento aggressivo e sospettoso) abbiano influenzato la risposta dell’altro alla nostra richiesta.

Lo schema, come si può intuire dall’esempio precedente, ha una struttura ben precisa:

  • Wish o desiderio che guida lo schema
  • Immagine di sé sottesa al wish
  • Procedura “se….allora”
  • Risposta dell’Altro
  • Risposta del sé alla risposta dell’Altro

Uno schema maladattivo può presentarsi, anche, come segue: partendo da una immagine di sé per esempio di “non amabilità”, al desiderio di ricevere conforto segue una procedura “se…allora” ovvero “se mostro il mio dolore allora…” con una risposta del tipo “l’altro mi rifiuta” che attiva una risposta del sé alla risposta dell’altro “provo tristezza, mi chiudo in me stesso e sento che la mia immagine di persona non amabile viene confermata”.  

Desideri e motivazioni che ci guidano

Le motivazioni (wish) che guidano gli schemi sono frutto dell’evoluzione e possono essere uno dei seguenti sistemi:

  1. Attaccamento: desidero cure e protezione
  2. Rango/agonismo/competizione: cerco riconoscimento, voglio essere apprezzato, stimato e valorizzato. Si attiva in caso di risorse limitate o se percepisco che il mio valore è stato messo in discussione.
  3. Autonomia/esplorazione/agency: voglio conoscere il mondo, esplorare l’ambiente. Le mie idee e i miei piani hanno senso e valore e meritano di essere perseguiti.
  4. Appartenenza al gruppo/inclusione sociale: ho bisogno di sentirmi parte di una comunità e condividere valori, rituali e pratiche.
  5. Accudimento: Sono motivato a prendermi cura di chi sento essere fragile e vulnerabile.
  6. Cooperazione: Desidero cooperare tra pari e raggiungere un obiettivo comune.
  7. Sessualità/sensualità: desidero formare legami affettivi stabili.
  8. Ricerca di sicurezza (sistema di difesa): Voglio sentirmi al sicuro e sono pronto a riconoscere minacce alla mia integrità.

Uno degli scopi della Terapia Metacognitiva Interpersonale è permettere al paziente di inseguire le proprie motivazioni e accedere ad una rappresentazione nucleare di sé positiva, un sé sano, che gli permetta di costruire relazioni appaganti.

La psicoterapia Metacognitiva Interpersonale nello studio del professionista

Gli psicoterapeuti dello Studio di Psicoterapia Cognitiva sono formati in TMI e utilizzando questo approccio, quando opportuno, per lavorare sugli schemi maladattivi che si attivano in seduta e nella vita quotidiana della persona.

In terapia raccoglieremo episodi narrativi, promuoveremo l’accesso agli stati interni e offriremo strumenti per gestire i sintomi e regolare le emozioni. Inoltre, ottenuta una alleanza terapeutica solida, ti coinvolgeremo in immaginazioni guidate, esperimenti comportamentali, esercizi corporei e tecniche di Mindfulness. Lo scopo di questo tipo di terapia è migliorare il monitoraggio cognitivo, favorire l’agency (la consapevolezza di essere abitati da desideri, intenzioni e scopi e la capacità di mettere in atto azioni finalizzate al raggiungimento di questi scopi) e regolare l’emotività.

 

Bibliografia:

http://www.centrotmiroma.altervista.org

Dimaggio, Montano, Popolo, Salvatore. Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità – Raffaello Cortina Editore

Dimaggio, Ottavi, Popolo, Salvatore. Corpo, immaginazione e cambiamento. Terapia metacognitiva interpersonale – Raffaello Cortina Editore